domenica 13 settembre 2009

Manifestiamo per la scuola pubblica!

INIZIO ANNO SCOLASTICO. I VERDI TOSCANI MANIFESTANO DAVANTI LA SCUOLA PESTALOZZI.
Lunedì 14 settembre alle 12.15 i Verdi della Toscana e di Firenze manifesteranno con bandiere e striscioni davanti alla scuola Pestalozzi in occasione dell’inizio dell’anno scolastico.
“Come è tradizione ormai da diversi anni, i Verdi della Toscana iniziano l’anno scolastico manifestando di fronte ad un istituto simbolico per la Città di Firenze – afferma il Portavoce dei Verdi della Toscana – che in passato ha rischiato anche di essere accorpato e di perdere quindi, i tratti peculiari della sua tradizione di sperimentazione avanzata, inclusività, presidio fondamentale per il territorio di formazione alla partecipazione e ai valori democratici.”
“Manifesteremo contro la politica della destra al Governo che considera la scuola pubblica terreno di risparmio, mette in strada decine di migliaia di precari, taglia il sostegno in particolare per i più deboli, e rischia di pregiudicare definitivamente la qualità del sistema educativo del nostro Paese.
“Manifesteremo però, come abbiamo fatto ogni anno, anche quando al Governo c’era il centro-sinistra per ricordare che in questo Paese c’è un problema strutturale di laicità, anche soprattutto nella scuola e di arretratezza inaccettabile nella qualità e quantità degli investimenti in Istruzione, Ricerca, Università, Diritto allo Studio, rispetto tutti gli altri grandi Paesi occidentali, e che la miopia su questo terreno è purtroppo trasversale agli schieramenti politici.”

sabato 12 settembre 2009

Bambini stranieri. Le quote?

Alunni stranieri. Servono le quote, ma non solo...
In un articolo (Le classi dove gli italiani sono stranieri) che appare sul Corriere della Sera di oggi Isabella Bossi Fedrigotti torna sulla questione delle scuole dove non ci sono quasi più alunni italiani riproponendo la soluzione delle quote (30%, ma si potrebbe arrivare anche anche al 40%), già oggetto di un ordine del giorno approvato dalla Camera nello scorso mese di maggio.Dopo aver escluso il ritorno ai "bacini di utenza", che obbligavano gli alunni a iscriversi nelle scuole di zona, visto che ci sono ormai aree l'Italia a dominante presenza di stranieri, la scrittrice trentina scrive che "non resta che il ragionevolissimo anche se assai più labo­rioso sistema delle quote, in base al quale inserire nelle classi un numero di stranieri compatibile con i normali livelli di istruzio­ne, di modo da non indurre alla fuga gli alunni italiani".

Ma bisogna fare presto, altrimenti le scuole per soli stranie­ri non potranno che moltiplicarsi. Se sarà scelta la soluzione delle quote "fondamentale sarebbe però anche pre­parare gli insegnanti al compito ben più difficile che ormai li aspetta in numerosi istituti, sostenendoli con corsi di aggiorna­mento mirato, affiancandoli con persona­le per il doposcuola, non lasciandoli soli sulla breccia; magari, se fosse possibile, pa­gandoli anche di più rispetto ai colleghi impegnati in realtà un po' più normali e più conosciute".
Parole di buon senso, alle quali si può aggiungere che occorrerebbe non considerare "stranieri", almeno agli effetti scolastici, gli alunni di seconda generazione, nati in Italia, e per i quali non si pongono in genere problemi di lingua. E' preoccupante peraltro che negli anni scorsi non si sia trovato il modo di far rispettare quanto stabilito dal DPR n. 394 del 1999, che prevede che il numero dei bambini stranieri in una classe non possa essere "predominante".
tuttoscuola.com
venerdì 11 settembre 2009

Mense biologiche

Le difficoltà del cibo biologico ad entrare nelle mense scolastiche

"Non stupisce che il cibo biologico italiano abbia perso il suo primato". È il commento di Ilario Perotto, presidente di Angem, l'associazione nazionale dei gestori mense, ai dati diffusi da Coldiretti secondo i quali per la prima volta l'Italia ha perso il primato europeo nella produzione biologica a favore della Spagna. "Dal punto di vista filosofico, il cibo biologico è un'ottima iniziativa, ma i volumi di produzione non possono essere sufficienti a coprire il fabbisogno nazionale. Se si prendono in considerazione le mense, è del tutto evidente che la reperibilità della materia prima non può essere sempre così ampia da fronteggiare la richiesta, soprattutto in presenza di rigidi schemi settimanali per il menu, dove una mela non può essere sostituita con una pera o con un'arancia". Angem, che si è sempre battuta per cambiare le condizioni delle gare d'appalto sostenendo la validità del ricorso al criterio economicamente più vantaggioso, intravede solo in questa modalità l'unica strada per lasciare aperta la porta del biologico nelle mense. "Questo tipo di gara - conclude Perotto - si basa sui coefficienti da assegnare anche ai cibi. L'aumento dichiarato dalla Biobank del 6% nel numero dei pasti serviti nelle mense scolastiche è dovuto solo alla scelta vincolante da parte del committente che però non è sostenibile dalle aziende se non verranno organizzate le gare in base all'offerta economicamente più vantaggiosa. E un prodotto biologico è sicuramente più costoso di uno non biologico anche per la sua minor reperibilità".
tuttoscuola.com
venerdì 11 settembre 2009

A Prato


martedì 8 settembre 2009

La lingua speranzosa.

Cos'è l'Esperanto?

L’Esperanto è una lingua internazionale, cioè nata per la comunicazione fra persone e popoli di lingua diversa.
L’Esperanto è una lingua artificiale, nel senso che ha un autore e un inizio preciso: l’autore è il medico polacco L.L. Zamenhof, la data di inizio è il 1887, durante il quale venne stampato il primo libro. Da allora l’Esperanto ha raggiunto i 120 anni di vita, si è diffuso nel mondo, articolato in gruppi ed associazioni di tutti i tipi: secondo stime attendibili sono attualmente due milioni i locutori, a vario livello.
La fortuna dell’Esperanto è nella sua stessa struttura: la regolarità, la semplicità e la logicità permettono di soddisfare compiutamente i bisogni della comunicazione. Si racconta che Tolstoj l’abbia appreso in sole due ore, ma chiunque, anche il più digiuno di conoscenze linguistiche, nel giro di un mese sarebbe in grado di leggere, scrivere e parlare correntemente: grammatica e sintassi sono logiche e lineari, il patrimonio lessicale è tratto soprattutto dalle lingue europee, badando a scegliere le radici secondo un principio di massima diffusione, per rendere quanto più immediata l’acquisizione del vocabolario. E accanto agli aspetti linguistici gli esperantisti si propongono impegni sociali e culturali in genere: la solidarietà, la diffusione delle conoscenze, la promozione della tolleranza e della pace, realizzabili attraverso una fitta rete di comunicazioni, scambi culturali, incontri e congressi.
Nell’estate 2006 a Firenze si è svolto il 91° Congresso Mondiale di Esperanto, che ha riunito oltre 2200 esperantisti provenienti da tutto il mondo. Il tema del Congresso era “Lingue, culture ed educazione per uno sviluppo sostenibile”. Vari studiosi si sono avvicendati per sostenere che la diversità culturale è una ricchezza dell’umanità, è l’humus da cui possono sbocciare nuove idee e nuove soluzioni per i problemi del mondo; questa diversità va quindi preservata contro il rullo compressore di quanti tendono a considerare la globalizzazione un mezzo per esportare la propria lingua e la propria cultura. L’Esperanto si pone in questo quadro come quella lingua che ha vantaggi tecnici ed ideali: dal punto di vista tecnico è molto meno costoso insegnare l’Esperanto rispetto alle altre lingue, essendo più facile e regolare; dal punto di vista ideale, essendo seconda lingua per tutti, è uno strumento neutro e paritario di “democrazia linguistica”, protegge inoltre i vari idiomi e le varie culture perché non ha un retroterra nazionale e quindi non dovrebbe diventare strumento di omologazione culturale e fagocitazione linguistica.
Per informazioni e approfondimenti sull’Esperanto non mancano certo le fonti e gli studi: può essere utile, ad esempio, il testo di U. Eco “La ricerca della lingua perfetta nella cultura europea”; fra i manuali, quello classico e semplice di Bruno Migliorini; fra i vocabolari, quello più recente è lo Zanichelli Esperanto-Italiano Italiano-Esperanto, pubblicato nel 2004 a cura di Umberto Broccatelli.
In Italia esiste la Federazione Esperantista Italiana (F.E.I.), il cui indirizzo internet è: http://www.esperanto.it
Leonardo Pampaloni

venerdì 4 settembre 2009

Silvia Raggi e il clima.

Un libro sui problemi ambientali del pianeta. Un eco-thriller scritto dall’esperto comunicatore ambientale Paolo Silingardi

image

Una tesi di laurea, un’amicizia d’infanzia, un documento trafugato, il futuro del pianeta in bilico tra interessi economici e mutamenti climatici. È “Il rapporto dryas” (edizioni Alcyone), il primo romanzo di Paolo Silingardi, esperto di comunicazione ambientale, presidente di Achabgroup rete nazionale di comunicazione ambientale e titolare dell’agenzia Achab Comunica. Nel suo percorso professionale ha curato moltissimi progetti che vanno dalla gestione dei rifiuti alla mobilità sostenibile, dall’energia all’acqua ed è autore di diversi format di successo.

“Il rapporto dryas - spiega Silingardi - ha per protagonista una ragazza, Silvia Raggi, grande esperta ed appassionata di comunicazione informatica che si troverà coinvolta, per dare una mano ad un suo amico che deve preparare una tesi di laurea sui cambiamenti climatici nella storia dell’umanità, in un intrigo pericoloso in cui si intrecciano personaggi legati al Pentagono, banche private, informazioni segrete e ricerche sulla corrente del Golfo. Il tutto gira attorno ad un dossier sui cambiamenti climatici”.
Insomma, una storia del tutto verosimile, fondata sulle attuali conoscenze scientifiche e sulla documentata propensione dell’umanità a farsi del male.

Come è nata la trama del libro?
“Mi sono ispirato ad un rapporto del Pentagono realmente redatto alcuni anni fa - aggiunge Silingardi – e che parlava dei cambiamenti climatici in atto in Europa, con scenari davvero poco rassicuranti. Poi ho inventato il personaggio del romanzo, Silvia Raggi, che è andata delineandosi sempre più precisamente nelle pagine del libro ed ho infine deciso di dare una vita ‘virtuale’ a Silvia, aprendo il blog di Silvia Raggi. Con mia sorpresa è diventato un vero e proprio caso e nel giro di pochissimi giorni i contatti sono stati oltre 240mila. Anche perchè ho inserito Silvia su Facebook ed ho aggiunto sul blog la possibilità di effettuare un test gratuito per verificare come le nostre abitudini quotidiane consumino energia ed ambiente. Ora il blog di Silvia e la pagina del network sono divenuti un centro di discussione sulle tematiche ambientali, con una redazione di tre persone che si alternano a cercare notizie per stimolare discussioni, informare, e per rispondere alle tante domande che vengono poste a questo personaggio, virtuale ma al tempo stesso realistico che vive nel mondo della rete”.
Lo svolgersi del romanzo è l’occasione per l’autore di mettere in evidenza i problemi ambientali, non solo quelli planetari, ma anche quelli che caratterizzano le città dei nostri tempi, i comportamenti individuali e collettivi, le contraddizioni di un modello di sviluppo che non tiene conto del concetto del limite delle risorse e che per inseguire il mito del profitto è disposto anche a sacrificare vite umane.